I nostri prodotti

Come si ottengano i nostri vini: la vendemmia, a metà settembre è fatta a mano con la scelta dei grappoli che vengono portati in cantina; qui seguono le operazioni di diraspatura per la separazione degli acini dai raspi per permettere la fermentazione. Nel procedimento del vino rosso Sangiovese le vinacce ottenute dalla diraspatura vengono messe in tini di vetro resina in questo periodo giornalmente e manualmente avviene la rimonta con la distribuzione del mosto/vino e la rottura del cappello di vinaccia. Terminato il periodo durante il quale va controllato che non ci sia eccessivo innalzamento della temperatura di ebollizione dovuta alla trasformazione degli zuccheri per non bruciare gli aromi si procede alla pigiatura della vinaccia e si pone il vino così ottenuto in tini d’acciaio dove questo prosegue la sua trasformazione. Per il vino bianco Trebbiano la procedura è diversa: al ricevimento dell’uva in cantina si passa direttamente alla diraspatura e alla pigiatura soffice con la strettoia, il mosto così ottenuto viene poi avviato alla fermentazione in tini d’acciaio portati a temperature molto basse per permettere il rilascio del sedimento, una volta depurato inizia la vera e propria fermentazione.

L’affinamento del Sangiovese avviene prevalentemente, dopo che la fermentazione è stata raggiunta nei tini d’acciaio, in botti di rovere per un periodo 24 mesi a cui segue l’imbottigliamento.

Il Trebbiano viene conservato in tini d’acciaio e poi passato in bottiglia.

L’etichetta

Etichetta vino Cirimetto

L’etichetta frontale è stata disegnata nel 1991 dall’attuale titolare dell’azienda, ideata insieme al padre Renzo Lazzeri, proprietario e riporta una poesia di questi del 1958; era nata per abbellire la bottiglia da regalare agli amici e per dare un riconoscimento ironico al faticoso prodotto tanto che è stato chiamato CIRIMETTO.

La poesia ricorda l’abitudine nelle nostre campagne di “dare di rima” in occasione di pranzi sull’aia, avvenimenti che riunivano tutti: parenti, amici e vicini per i lavori nei campi e soprattutto per la vendemmia, tradizione ancora oggi portata avanti dalla famiglia. Una poesia d’altri tempi, vivace e schietta, spensierata e sentita, semplicemente umana, da buongustai da offrire agli amici alla stregua di un generoso fiasco di vino.

Il disegno, volutamente elementare, rappresenta una scena di operosità, nella casa Leopoldina (oggi ben conservata con la cantina), durante la vendemmia con ancora l’uso del carro con i buoi, la gramola montata sopra questo e la strettoia manovrata a forza di braccia; una scena che indica competenze antiche, amore per il lavoro in questa terra di Maremma.